C’era una volta…

Parte 2

Una fiaba non deve necessariamente essere ambientata in luoghi lontani e sconosciuti, può anche trattare di realtà quotidiana e pian piano attraverso la narrazione trasformala. È il caso del film Miracolo a Milano, del 1951, in cui i protagonisti sono persone estremamente povere. La forza di questa pellicola, appartenente alla scuola del neorealismo, è l’idea di voler interpretare una storia umana e reale una con una chiave di lettura differente, la trasformazione in fiaba rende la narrazione ancora più cruda e amara agli occhi dello spettatore. La periferia milanese è il luogo in cui questo racconto prende vita, mentre piazza Duomo è il punto in cui i personaggi e la storia si spostano da una dimensione terrena a una fiabesca. Il film di De Sica, così come le altre pellicole del neorealismo, rappresentano una realtà differente dalla altre mostrate fino a quel momento, i registi italiani cercano di mostrare la realtà in maniere diversa: interpretano il mondo rinunciando ai vecchi modelli utilizzati fino a quel momento. Così accade in Miracolo a Milano, la realtà mostrata è crudele e dura eppure il regista ci vuole dire che anche la più difficile delle situazioni può essere una favola, una bella favola, in cui alla fine le persone vanno alla ricerca di un posto in cui “buongiorno vuol dire veramente buongiorno”.

Una fiaba può dunque essere ambientata in una realtà avversa, i cui protagonisti sono persone comuni che vivono in un luogo impensabile per una fiaba classica. Eppure il cinema riesce a trasformare gli eventi più tragici in narrazioni di fantasia. Così come De Sica ambienta la sua fiaba nella periferia di Milano, nel dopoguerra, Tarantino nel 2009, nel film Inglourious Basterds, decide di creare una racconto fantastico durante la seconda guerra mondiale. Benché il film sia ambientato in un preciso e reale contesto storico (l’occupazione della Francia da parte dei nazisti) la narrazione si svolge all’interno di un susseguirsi di capitoli, ed esattamente come in un libro di fantasia, il primo di questi si apre con la celebre frase “C’era una volta” (fig.1). Fin dall’inizio Tarantino dichiara allo spettatore che quello che andrà a vedere è pura invenzione, in tal modo giustifica il finale del film, nettamente in contrasto con gli eventi realmente accaduti e gli permette di giocare con la storia. Il pubblico può quindi godersi lo spettacolo senza domandarsi quanto ci sia di reale e quanto non lo sia: l’intero lungometraggio è finzione. All’interno di questa illusione cinematografica le persone realmente esistite, come Adolf Hitler e Winston Churchill, si incontrano e scontrano con personaggi di fantasia, come il colonnello Hans Landa, interpretato dall’attore austro-tedesco Christoph Waltz, il quale ha vinto numerosi premi per questo ruolo, tra cui l’Oscar come miglior attore non protagonista nel 2010.

bastardi senza gloria
Fig. 1

Le fiabe al cinema possono dunque essere ambientate nei luoghi più oscuri e impensabili, così come possono essere collocate nel luogo a loro più congenito, come un bosco. Nel film Into the Woods, uscito nelle sale nel 2014, diretto da Rob Marshall e basato sull’omonimo musical scritto da James Lapine e musicato da Stephen Sondheim è proprio a questo che si assiste. Le fiabe più classiche, ovvero Cenerentola, Cappuccetto Rosso, Raperonzolo e Jack e la pianta di fagioli convergono e vengono narrante contemporaneamente. L’elemento comune a queste storie è il bosco. Il bosco è il luogo che, come una potente magia, attrae i personaggi delle fiabe. In questo intelligente film si assiste allo stravolgimento delle quattro narrazioni: i personaggi si imbattono gli uni negli altri all’interno del bosco e a causa di tale incontro i finali vengono stravolti. Sebbene le storie partano rimanendo molto fedeli alle versioni più classiche, si pensi per esempio alla fiaba di Cenerentola, la quale per più di metà racconto viene rappresentata esattamente come nella versione tedesca dei fratelli Grimm, verso la loro conclusione si staccano dalle trame originali e acquistano indipendenza. Ogni fiaba ha una morale intrinseca e quella di cui si fa portatrice questo musical è che bisogna fare molta attenzione a ciò che si desidera. Sebbene questo film si presenti inizialmente come puro intrattenimento, c’è da notare come ogni fiaba sia analizzata attentamente, come ogni personaggio, anche il più buono e dolce, venga studiato nel profondo e come tutte le storie vertono nel bosco, elemento portatore di numerosi significati all’interno delle fiabe. Into the Woods è un film intelligente, curato, ben studiato e supportato da un ottimo cast.

Lotta tra bene e male, tra buono e cattivo, luoghi lontani o accanto a noi, periodi storici a noi famigliari oppure mai esistiti, personaggi che traggono spunto dalla realtà oppure che escono da un libro per bambini. La fiaba al cinema può essere tutto questo e molto altro, può essere addirittura indirizzata a un pubblico ben specifico oppure a uno più ampio. Che conoscano l’epilogo classico del “vissero felici e contenti” o che ne incontrino uno più bizzarro poco importa, l’unico elemento comune a tutte queste innumerevoli pellicole è che appartengono a un gruppo numeroso, in continua crescita e che non morirà mai, perché al cinema, così come nella vita quotidiana, ci sarà sempre il tempo e la voglia di godersi una fiaba.

 

Nel caso te lo fossi perso…

  • Miracolo a Milano, Vittorio De Sica, 1951
  • Inglourious Basterds, Quentin Tarantino, 2009
  • Into the Woods, Rob Marshall, 2014

 

In questo momento puoi trovare i seguenti film su…

Netflix:

Inglourious Basterds                      

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5 pensieri riguardo “C’era una volta…”

  1. Complimenti per il tuo interessante articolo su questi tre films dei quali uno è per me un vero capolavoro, parlo di Miracolo a Milano di De Sica. Into the Woods non l’ho visto percio’ non posso esprimere alcun giudizio, circa quello di Tarantino non posso essere d’accordo visto che il genere tra il surreale ed il paranoico di questo regista non mi ha mai attratto,anzi sinceramente detesto questo regista. Visto che hai parlato di un film del grande De Sica ti inviterei ad esprimere un articolato commento su una pellicola che potrebbe essere attuale,ahimè,anche oggi giorno: Umberto D!! Saluti Ivano

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    1. Grazie Ivano per aver letto e apprezzato il mio post. Ogni volta che pubblico qualcosa sono spinta dalla passione, che mi attrae verso un argomento diverso e in base a quello scelgo i film da affrontare. Ti ringrazio per il consiglio, vedrò di tenerlo presente e chissà che più avanti non mi venga voglia di parlarne. Buona giornata, Giorgia

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  2. […] Regista. Vittorio De Sica, e gli alti registi italiani, tra i quali il sopracitato Roberto Rossellini, Luchino Visconti, Giuseppe De Santis e altri, che hanno cavalcato e rappresentato il neorealismo italiano, hanno non solo influenzato il cinema dell’epoca ma anche quello successivo e attuale. Basti pensare che registi a noi contemporanei, nomi illustri quali Steven Spielberg, Martin Scorsese, Brian De Palma, solo per citarne alcuni, non esisterebbero, o meglio non avrebbero il loro stile se non fosse per Vittorio De Sica, il neorealismo e gli altri registi italiani che hanno portato la concezione di fare cinema a un altro livello. Per esempio la famosissima scena finale del film E.T. l’extra-terrestre, quella in cui il piccolo alieno e i suoi giovani amici volano sulle biciclette, è un chiaro omaggio e una illustre citazione al finale di uno degli altri grandi capolavori del cinema di De Sica: Miracolo a Milano, titolo che vi ho già consigliato nel mio articolo C’era una volta… Parte 2. […]

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