Ci sono film in cui l’intera narrazione è forviante. Lo spettatore pensa una cosa ma il regista in realtà ne mostra un’altra. In un precedente articolo del mio blog (3 atti, un inganno) ho affrontato questo tema attraverso una serie di titoli. Lungometraggi dotati di questo dono dell’ambiguità, del vedo ma non guardo, sono, come già detto, innumerevoli, ma alcuni di essi appartengono a un sottogruppo ancora più ristretto e ben definito: la mente umana. In alcune pellicole l’occhio dello spettatore fa un viaggio all’interno della psiche del protagonista – la maggior parte dei film seguono le vicende di uno o più personaggi, mentre qui si sta parlando di un inseguimento più inconscio e profondo. La mente del protagonista guida lo spettatore dentro un labirinto, dal quale non esiste via d’uscita se non alla fine della narrazione. A fine visione ci si rende conto che se avessimo guardato, osservato attentamente, avremmo colto e interpretato quelli che ci sembravano inutili dettagli come elementi fondamentali della narrazione.
Esistono casi di film in cui, già attraverso un trailer sappiamo in cosa andremo a imbatterci. È il caso del film del 2000, American Psycho. In questo caso il titolo stesso è una guida, un avvertimento del labirinto dentro il quale ci stiamo per inoltrare. La storia è ispirata all’omonimo romanzo scritto da Bret Easton Ellis, in cui si racconta della vita di Patrick Bateman, interpretato da un intenso Christian Bale – giovane uomo, mentalmente disturbato, di Wall Street, nell’America degli anni Ottanta, che in apparenza possiede tutto quello che desidera. Il film accompagna in una progressiva discesa verso l’abisso lo spettatore che osserva inerte, sconcertato, a tratti anche affascinato, Patrick e la sua spirale di auto distruzione che lo porterà alla disfatta finale, fisica e soprattutto mentale.
Il viaggio che lo spettatore può compiere all’interno del labirinto della mente del protagonista non è sempre così chiaro fin dalla comparsa del titolo sullo schermo, a volte è molto più enigmatica e oscura. Nei film Shutter Island e Fight Club, rispettivamente diretti di Martin Scorsese e David Fincher il passaggio verso l’oscurità e gli abissi della mente è più sottile eppure altrettanto efficace. Entrambe le pellicole sono tratte da romanzi e affrontano due realtà ben distinte, i protagonisti sono diversi così come differente è il luogo in cui si svolge la narrazione, i personaggi principali e secondari non sono affatto paragonabili, così come le due storie. Eppure, entrambe le pellicole hanno in comune la voglia, da parte del regista, di inabissare lo spettatore all’interno di una storia impensabile all’inizio. Il viaggio che compiamo è forte, magnetico forse a tratti anche disturbante ma assolutamente necessario per arrivare alla conclusione e scoprire con immenso stupore che stavamo guardando ma non osservando. La mente umana non è sempre oscura e lastricata di ostacoli che impediscono alla luce di penetrare ma certamente a livello filmico le menti malate, disturbate sono un espediente magnifico e magnetico, tanto per il regista quanto per lo spettatore.
Christian Bale, Leonardo DiCaprio ed Edward Norton sono i protagonisti che ci guidano all’interno di un percorso unico e affascinante, sempre differente e ugualmente sorprendente. La regista Mary Harron e i suoi colleghi precedentemente citati ci permettono di godere di un viaggio all’interno della mente umana, non di una qualunque, bensì di una deviata, problematica ma affascinate al punto di incollarci davanti allo schermo, perché la verità è che per quanto cruento sia ciò che stiamo guardando, non siamo più in grado di distogliere il nostro sguardo.
Nel caso te lo fossi perso…
- Fight Club, David Fincher, 1999
- American Psycho, Mary Harron, 2000
- Shutter Island, Martin Scorsese, 2010
[…] Sun di Steven Spielberg, The Portrait of a Lady, American Psycho (anche questo già menzionato – Il labirinto della mente), American Hustle e Public […]
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[…] Club e American Psycho dalla lista poiché ve li ho già consigliati all’interno del mio articolo Il labirinto della mente. Per lo stesso motivo non suggerisco nemmeno Girl, Interrupetd, presente all’interno del mio post […]
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[…] un buon cast e ha l’onore di avere alla regia, in alcuni episodi, niente meno che David Fincher (Fight Club, Panic Room, Gone Girl – questi lungometraggi sono già stati analizzati all’interno del blog, […]
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[…] il film in questione è American Psycho e l’articolo all’interno del quale potete trovarlo è Il labirinto della mente. Per andare a leggere nuovamente o scoprire per la prima volta il mio post dovete semplicemente […]
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[…] Pitt torna a collaborare con Fincher in altre due pellicole: Fight Club (cliccate QUI se volete scoprire qualcosa in più su questo titolo), del 1999 e The Curious case of Benjamin […]
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