David Fincher

David Fincher Il film che ti sei perso

Al mondo esistono registi considerati dei veri e propri maestri, alcuni di loro si sono specializzati in un genere solo, commedia, thriller, horror, commedia romantica e così via, altri sono in grado di rappresentare al meglio più di un genere. David Fincher appartiene a questa seconda categoria. Sebbene alcuni tra i suoi film più riusciti siano classificati come thriller in realtà sono molto di più. Fincher è un vero e proprio maestro nel trarre in inganno lo spettatore, la storia si sviluppa attorno a una trama ben specifica ma solo alla fine della visione il suo pubblico si rende conto che è sempre esistita un’altra narrazione, nascosta, tenuta ben celata agli occhi del suo ignaro ma sempre incantato, pubblico.

David Fincher nasce a Denver, in Colorado, il 28 agosto del 1962 e oggi desidero celebrare questo straordinario maestro del thriller psicologico ricordando, senza spoiler (non voglio assolutamente rovinare la visione di un film che magari non avete ancora visto!), alcuni dei suoi titoli che più hanno sconvolto lo spettatore con un finale impensabile. Il primo film che ha consacrato il nome di David Fincher e che l’ha reso famoso in tutto il mondo è Seven, del 1995. Questa spettacolare pellicola funziona non solo per il magnifico cast che vanta – Brad Pitt, Morgan Freeman e Gwyneth Paltrow (giusto per menzionare tre nomi) ma anche e soprattutto per la trama: coinvolgente, emozionante e sorprendente. Due ore di pura adrenalina accompagnano lo spettatore che guarda il mondo con gli occhi (e che occhi) del protagonista David Mills interpretato da Brad Pitt. Efferati omicidi tingono il film di David Fincher di oscurità, i sette peccati capitali regnano sovrani e permettono al regista americano di valicare il genere del thriller per sconfinare nel noir, senza dimenticare l’horror e il dramma.

Brad Pitt torna a collaborare con Fincher in altre due pellicole: Fight Club (cliccate QUI se volete scoprire qualcosa in più su questo titolo), del 1999 e The Curious case of Benjamin Button, uscito in Italia come Il curioso caso di Benjamin Button del 2008. Quest’ultima delicata, romantica e (è proprio il caso di dirlo) curiosa pellicola, tratta da un racconto breve di Francis Scott Fitzgerald viene candidata a numerosissimi premi internazionali, tra cui l’Oscar come miglior regia. Ma è nel film precedentemente citato che Fincher, sicuramente aiutato dall’incredibile storia tratta dal romanzo di Chuck Palahniuk, torna a mostrare le sue doti di regista in grado di donare al genere del thriller qualcosa di unico con un tocco decisamente personale. La visione del mondo narrato, in questo lungometraggio, coincide con gli occhi di Edward Norton. Ancora una volta assistiamo a una narrazione che procede attraverso lo sguardo del giovane protagonista, permettendo allo spettatore di identificarsi e di immedesimarsi con lui.

Sono numerosi i titoli che David Fincher dedica al genere del thriller nel corso degli anni: Panic Room (titolo che ho già analizzato, se volete leggere ciò che ho scritto cliccate QUI), Zodiac, The Girl with the Dragon Tattoo, distribuito in Italia come Millennium – Uomini che odiano le donne. Nel 2014, con Gone Girl, torna però a creare un film in cui la visione dello spettatore viene forviata dalla narrazione. Lo sguardo del pubblico coincide ancora una volta con l’occhio del protagonista maschile, che in questo caso corrisponde a quello di Ben Affleck, affiancato da Rosamund Pike. Nuovamente il regista americano gioca con la macchina da presa, con la narrazione e con l’ignaro spettatore. Ciò a cui assistiamo, ancora una volta, non è altro che una parte di una realtà più complessa e più grande di quanto ci possiamo aspettare. Per scoprire ulteriori dettagli su questo suo lavoro vi invito a riscoprire il mio precedente articolo: Case di bambole.

David Fincher ha avuta una carriera non sempre costellata di successi ma i suoi prodotti più riusciti sono collegati da un sottile fil rouge che coincide con la visione stessa della storia. L’occhio vuole la sua parte al cinema e quando alla regia c’è Fincher possiamo star certi che il nostro sguardo verrà guidato, trasportato in una particolare visione del mondo, solo alla fine ci renderemo conto di essere stati ciechi. La colpa non è nostra, non siamo noi che non sappiamo o non vogliamo guardare attentamente ma è merito del regista che, avendo piena conoscenza del metodo narrativo cinematografico, crea una storia forviante. I thriller di David Fincher, così come le sue opere televisive – ha diretto i primi due episodi di House of Cards e la serie Mindhunter, incentrata sulla storia vera e basata sull’omonimo libro, del primo cacciatore di serial killer in America, sono, dicevamo, legati da questo metodo narrativo riconoscibile. Esattamente come un altro giovane maestro del thriller M. Night Shyamalan, anche il regista americano ha una sua chiave di lettura unica e interessante: l’occhio. Il pubblico viene tratto in inganno perché guarda ma non osserva, quindi non può vedere ma solo percepire l’inganno. David Fincher gioca sapientemente con la macchina cinematografica e crea prodotti audiovisivi in cui la visione e l’attenzione sono tutto.

Nel caso te lo fossi perso…

  • Seven, David Fincher, 1995
  • Fight Club, David Fincher, 1999
  • The Curious Case of Benjamin Button, David Fincher , 2008

 

In questo momento puoi trovare i seguenti film su…

Netflix:

The Curious Case of Benjamin Button

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Un pensiero riguardo “David Fincher”

  1. […] Vi ho raccontato la cinematografia e il mondo del piccolo schermo attraverso le biografie di artisti che ammiro moltissimo quali Nicole Kidman, Al Pacino, Colin Farrell, Scarlett Johansson, James McAvoy, Jeremy Renner, Viola Davis, Meryl Streep e molti altri ancora. Ho voluto ricordare insieme a voi artisti che hanno lasciato questo mondo ma la cui arte vivrà per sempre, come Vittorio De Sica, Robin Williams, Anthony Minghella e Heath Ledger. Abbiamo inoltre analizzato insieme la cinematografia di alcuni registi, come per esempio M. Night Shyamalan e David Fincher. […]

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